São Paulo, Sociedade Anônima di Luiz Sérgio Person (1965) è un vibrante saggio sull’alienazione nell’era industriale. Sebbene si inserisca nel filone del Cinema Novo brasiliano, il film risente notevolmente della filmografia italiana di quegli anni. Person scrisse la sceneggiatura durante un soggiorno di studi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. La notte di Antonioni è certamente un riferimento, con la sua raffigurazione della solitudine dell’uomo nell’inferno metropolitano, ma lo spettro delle influenze è più ampio. Soprattutto nella prima parte, l’andamento del film di Person è frenetico, irregolare. Oltre ai tagli arditi del montaggio, dalla Nouvelle Vague il regista prende a prestito anche la raffigurazione dell’istinto ribelle dei giovani nei confronti del mondo adulto, identificato con il capitalismo.
La pellicola racconta l’odissea nevrotica di Carlos. Come il protagonista de La vita agra di Bianciardi, il giovane, arrogante nei rapporti con le donne e insofferente all’idea di una vita ordinata, cede ai dettami del Grande Altro sociale, che impone lavoro, famiglia, consumi. Sposa Luciana e scala la gerarchia nell’azienda di componenti per auto dell’amico Arturo. Pare avere rinunciato ai capricci della giovinezza, finalmente sicuro del proprio posto nel mondo. In realtà è profondamente infelice, incapace di scendere a patti con un destino di solitudine e noia. I ritmi martellanti della produzione (la cui rappresentazione anticipa il Petri de La classe operaia va in paradiso), la volgarità di una vita consacrata al denaro, il suicidio dell’amica Hilde, ne esasperano la crisi. L’estremo tentativo di fuga a bordo di un’auto rubata (Godard, certo, ma anche Risi) si rivela inutile. Come recita lo stesso Carlos: ricominciare, ricominciare, ricominciare. Nella società capitalistica, la vita è una fatica di Sisifo. Sul finale, un camion riporta Carlos in città, riconsegnandolo all’assurdo della propria esistenza.
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, il Brasile conobbe un rapido processo di urbanizzazione conseguenza di un notevole sviluppo economico – l’equivalente del nostro Boom. La struttura di São Paulo, Sociedade Anônima asseconda il ritmo della metropoli paulista, nel tentativo di rendere la frenesia e insieme lo stallo nevrotico della vita moderna. Il film apre con una lite furibonda tra Carlos e Luciana, ma ovattata, vista al di qua di una vetrata e subito messa in relazione con il contesto socio-economico da una panoramica e un controplongée che esaltano l’imponenza del paesaggio urbano. Carlos si allontana da casa, si abbandona a un flusso di coscienza resneisiano mentre vaga per le strade della città. Il racconto in presa diretta è intervallato da flashback disordinati che ricostruiscono i momenti salienti della sua vita. Oltre all’arrivista Luciana, conosciamo due donne: la fatua Ana, che finirà col diventare l’amante di Arturo, e soprattutto Hilda. La sua innata inquietudine, aggravata dalla morte del marito e dal trasferimento dalla campagna alla città, la conduce a un suicidio sconcertante quanto quello di Steiner in La dolce vita.
Come Mastroianni nel capolavoro felliniano, Carlos è ammesso sulla scena del crimine in quanto amico della vittima. Il suo cordoglio è autentico, ma in un flashback lo vedremo congedarsi frettolosamente dall’ultimo incontro con la ragazza, proprio nel momento in cui questa gli esponeva il proprio dramma (e la macchina da presa di Ricardo Aronovich la confinava nell’ombra, facendone già una presenza spettrale). Carlos è un concentrato di contraddizioni. Né eroe, né antieroe, è uno scalatore sociale riluttante, il campione di un ceto medio in ascesa eppure già agonizzante. Padre e marito, è insofferente a entrambi i ruoli. In nessuna scena del film lo vediamo prendere in braccio o accarezzare il figlioletto. Neppure della sua famiglia di origine sappiamo nulla. È un uomo che viene dal nulla e procede verso il nulla.
Lo sviluppo della sua persona è, in un certo senso, sovrapponibile a quello di San Paolo. Entrambi i processi sono forzati, violenti, destinati a rimanere incompiuti. La città è una creatura proteiforme, un incubo kafkiano da cui è impossibile evadere. Durante la sua fuga, Carlos si concede una sosta notturna in una piazzola. Viene svegliato da un gruppo di operai che lavorano alla costruzione di una nuova strada. La “sociedade anônima” del titolo fa riferimento sia alle società di capitali che, letteralmente, alla massa brulicante e atomizzata che abita la città. Person racconta la trasformazione della capitale paulista negli anni della presidenza di Juscelino Kubitschek puntellando la tragica epopea di Carlos con materiale di taglio documentaristico. Il rapido sviluppo economico, legato all’esplosione dell’industria automobilistica, aggravò le disuguaglianze e la crisi sociale. Arturo incarna perfettamente lo spirito rapace di quegli anni. Dietro l’aria scanzonata, persino ingenua, di questo immigrato italiano di seconda generazione, si nasconde uno sfruttatore cinico e un corruttore. Durante una perquisizione in fabbrica, gli ispettori del lavoro trovano decine di operai non registrati. Carlos è preoccupato, Arturo no. Sa che basta una mazzetta per chiudere bonariamente l’incidente. La violenza del capitale prefigura quella della giunta militare che si insedierà qualche anno più tardi gli eventi raccontati dal film. Durante una gita in famiglia, il figlioletto chiede ad Arturo di cantargli la canzone preferita del nonno. Ne accenna il motivo: è Giovinezza. L’acquiescenza di Carlos, più in generale la complicità con la borghesia di un ceto medio desideroso solo di elevare il proprio tenore di vita, spalanca le porte al fascismo.
Riflessione esistenzialistica e polemica politica si mescolano, nel film di Person, in un impasto diseguale ma potente, che pone al centro dell’obiettivo la nuova società brasiliana ma va oltre. La tragedia di Carlos è (ancora) la tragedia dell’uomo odierno, convinto che la felicità coincida con il benessere e per questo destinato a sprofondare nelle sabbie mobili di un ecosistema sociale sempre più disumano e alienante.

São Paulo, Sociedade Anônima
- Genere: dramma
- Regia: Luiz Sergio Person
- Produzione: Renato Magalhães Gouveia
- Co-produzione: Mário Pimenta Camargo
- Produzione esecutiva: Nelson Mattos Penteado
- Sceneggiatura: Luiz Sergio Person
- Attori principali: Walmor Chagas, Eva Wilma, Darlene Glória, Otello Zeloni, Etty Fraser
- Musiche: Cláudio Petraglia
- Fotografia: Ricardo Aronovich
- Direzione artistica: Jean Lafront
- Costumi: Confecções Tomaso
- Montaggio: Glauco Mirko Laurelli
- Casa di produzione: Socine Produções Cinematográficas
- Distribuzione: Columbia Pictures do Brasil (per il cinema)
- Lingua originale: portoghese
